chiara ferragni, influencer instagram

Influencer Su Instagram, Professione o Utopia?

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chiara ferragni, influencer instagram

Salve ragazzi, oggi è arrivato il momento di fare un po di luce su una delle questioni più calde di questi anni che ha portato molte persone anche del mondo dello spettacolo a scatenarsi contro di loro, stiamo parlando dei web influencer di Instagram.

Innanzitutto andiamo con ordine cercando di rispondere alla vostra prima domanda ovvero cos’è il web influencer?

L’influencer è una figura professionale nata nell’ultimo decennio che fa dei social network un vero e proprio lavoro, in altre parole il web influencer sfrutta le sue capacità per attrarre una notevole massa di utenti all’interno delle proprie pagine social, in particolar modo Instagram, Facebook, Youtube, allo scopo di venire pagato dalle aziende per pubblicizzare con queste persone i prodotti per cui viene pagato.

A tal proposito sono in molti gli scetticismi relativi a questo modo di fare pubblicità, primo fra tutti è impossibile avere un ROI preciso relativo ad una campagna social, in secondo luogo non sempre gli influencer possiedono un seguito reale o comunque realmente interessato ai propri contenuti ed è per questo che bisogna affidarsi a degli esperti quando si decide di utilizzare questo canale per la pubblicizzazione del proprio brand.

Ma ad accanirsi contro gli influencer sono soprattutto i personaggi del mondo dello spettacolo che vedono nell’influencer un modo per ostentare una popolarità alla quale molta gente è alla disperata ricerca ma che nella fattispecie non possiede.

Forse i “vip” del mondo dello spettacolo rischiano di vedersi minato un territorio mai esplorato dalla gente comune o semplicemente temono di perdere importanza di fronte all’incredibile popolarità che un numero sempre maggiore di influencer sta riscontrando al punto tale da essere idolatri dai propri followers.

Non è un mistero dunque che sui social network gli influencer stiano letteralmente conquistando i propri followers con immagini e brevi clip sulla propria vita quotidiana a cui l’utente sempre più spesso si affeziona generando engagement, ovvero like, visualizzazioni e commenti, numeri quantificabili che per le aziende sono prova dell’incredibile capacità degli influencer di veicolare un messaggio pubblicitario su una massa di persone.

Su internet ci si imbatte spesso in articoli di giornale in cui si narra che gli influencer sono frutto di un glitch del sistema e che pertanto spariranno con la stessa velocità con cui sono nati, altri pensano che si tratti di una bolla pronta ad esplodere, proprio come quella di Wall Street del 1929, in quel caso furono i titoli subprime a far declassare l’economia degli USA dell’epoca e poi successivamente nel resto del mondo occidentale, in questo caso invece cosa saranno? I fake followers?

Dai non scherziamo cari giornalisti, ogni tanto scrivete qualcosa che abbia senso e non sia soltanto per aumentare le tirature, e soprattutto cercate di raccontare i fatti senza schierarvi, ma forse è pretendere troppo la verità dai giornali.

Chiusa questa parentesi, qual’è dunque la verità? Quella dell’influencer su Instagram è una professione o più un concetto utopistico destinato a dileguarsi nel nulla?

La risposta è evidente, l’economia sta cambiando, è sempre più dinamica, la globalizzazione ci sta proiettando verso nuovi mercati in continua espansione, dunque la società si sta evolvendo ad una velocità sconosciuta prima degli anni 2000, e pertanto anche la pubblicità necessita di innovazione e di canali 3.0 capaci di raggiungere le persone in modo meno aggressivo rispetto alle pubblicità tradizionali a cui l’utente è ormai abituato e non accetta di buon grado.

Non possiamo banalizzare la professione dell’influencer dicendo che si tratta del mestiere di persone sfaticate che non hanno voglia di lavorare, perché se così fosse dovremmo estendere il concetto anche agli intoccabili personaggi del mondo dello spettacolo che come ben sappiamo di lavoro ne mangiano poco, ma non possiamo dire lo stesso dei soldi che guadagnano, dal momento che come abbiamo visto sono spesso invitati ai salotti della D’Urso col piattello in mano in cerca di elemosina dopo anni di bella vita tra Maldive, Montecarlo e Via Monte Napoleone a Milano.

Comprendiamo che l’articolo possa sembrare un po spigoloso per certi versi ma è bene che si faccia un po di luce anche sulle realtà trasversali a quelle dell’influencer che opera sui social networks, ma ne parleremo meglio un’altra volta.

Tornando a noi, ciò che vogliamo dire è che l’influencer rappresenta oggi una risposta al cambiamento della pubblicità in una società ormai stanca di quest’ultima, che passa dai film, ai cartelloni fino alla buca delle lettere.

La pubblicità su Instagram generata dall’influencer è meno aggressiva e gli utenti l’accettano perché vedono nell’influencer ovvero nella persona che seguono una sorta di amico che racconta loro la sua vita quotidiana che non sempre corrisponde alla bella vita nelle Isole Vergini del Mar Dei Caraibi che molti pensano, e pertanto gli utenti non soltanto accettano che il loro amico ottenga un compenso dai suoi racconti e da ciò che fa, ma accettano addirittura la pubblicità dell’influencer come un consiglio che si traduce per i brand in un conversion rate molto più alto rispetto alla pubblicità convenzionale.

Un esempio di ciò che abbiamo appena detto è il brand di Daniel Wellington che ha fatto dei social network il suo asso nella manica per portare la sua azienda a fatturare in 5 anni intorno a 180 milioni di euro grazie quindi alle campagne social degli influencer, risultando l’azienda privata in Europa con il più alto tasso di crescita, pari al 4,7% triennale.

Ecco dunque la ragione per cui gli influencer si chiamano così, perché sono in grado di influenzare le scelte economiche dei loro utenti e pertanto dei consumatori in un mondo che ormai è stanco della pubblicità.

D’altro canto però è anche vero che c’è chi abusa di questa capacità di generare profitti, infatti sono in molti gli influencer che pur di guadagnare accettano collaborazioni con brand di scarso valore che propongono ai followers un servizio o un prodotto di scarsa qualità.

A tal proposito è bene ricordare che gli influencer su Instagram ma anche negli altri social dovrebbero accettare sempre collaborazioni con brand che veramente sentono di poter rappresentare, in quanto in linea con i propri gusti e rifiutare invece le collaborazioni con brand farlocchi o che addirittura possano recare danno alla propria audience, tradendo così i propri followers in cambio di pochi spiccioli.

Per i più scettici vi ricordiamo inoltre che da poco è nato un nuovo corso di studi per laurearsi in “Influencer”, concepito dall’univeristà telematica e-Campus, si tratta di una prima risposta della società al cambiamento oppure semplicemente una geniale trovata di marketing dell’università in questione per ottenere visibilità gratuitamente ed un maggiore numero di iscrizioni? A voi la risposta! 😉

Vi ringraziamo per aver letto questo articolo sugli influencer dei social network, se lo avete trovato interessante condividetelo con i vostri amici tramite i pulsanti social che trovate di seguito, e lasciate un like alla nostra pagina per non perdere i nuovi interessanti articoli che stiamo preparando per voi, a presto!

Corrado Firera – CF’s Magazine

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